I Rodaro amano definirsi con orgoglio “Contadini di Spessa”, perché ritengono un vanto, nel terzo millennio, potersi fregiare del titolo di contadino. E con questa caratteristica sono riusciti ad inserirsi perfettamente nei moderni meccanismi dell'imprenditoria agricola, senza aver abdicato alle tradizioni contadine della loro terra. Non hanno perso il contatto con il proprio territorio e con la cultura legata ad esso per non correre il rischio di snaturare quelle che sono le autentiche caratteristiche del prodotto: vini che non devono sacrificare le loro tipicità alle possibili mode del momento.
Allora, le tecniche del “Batonage” per produrre bianchi da evoluzione, la “surmaturazione” in cantina delle uve per vini rossi importanti o la lenta appassitura per il Picolit, non intaccano le caratteristiche del territorio e la tipicità propria d'ogni vino, specialmente di quelli ottenuti da vitigni autoctoni. La continua ricerca serve a fondere assieme la storia in quanto depositaria della tradizione e il futuro visto come innovazione, senza che nulla vada perduto nel tempo. E la storia è presente nell'azienda agricola Rodaro con una data particolare: 23 marzo 1846 Regno Lombardo Veneto; da allora s'inizia a parlare dei Rodaro come piccoli contadini produttori di vino.
La grossa evoluzione però è arrivata negli anni a cavallo tra il 1960 e il 1970 grazie all'impegno dei fratelli Luigi e Edo che hanno saputo trasformare la piccola realtà agricola in una tra le più grosse e apprezzate aziende vitivinicole dei Colli Orientali del Friuli. Su questa strada è continuata l'opera di consolidamento aziendale e l'acquisizione della tenuta “Conte Romano” è l'ultimo esempio di questo modo di operare. Attualmente l'azienda è proprietaria di circa 108 ettari di terreno e di questi, 40 sono vitali per una produzione media annua di circa 200.000 bottiglie di vino pregiato.