Infowine14.9: stime produzione, moscato, frodi

Vino, Italia verso la leadership globale

Vendemmia. Ismea e Unione italiana vini stimano una produzione di 47 milioni di ettolitri, la più elevata tra i produttori

All'Italia lo scettro di maggior produttore mondialedivino. Quest'anno la produzione di vino è stimataintorno ai 47 milioni di ettolitri, il »% in più rispetto ai 42 milioni accertati dall'Istat nel 2o14. Il balzo dell'Italia (anche rispetto a unvendemmia 2oi4scarsa) si confronta con un indebolimento della Francia, con vistosi problemi sanitari euna stima di 46,5 milioni di ettolitri (-1%), e la Spagna con circa 43 milioni (-3%). «Le stime sono quelle ufficiali e nondiparte-hadettoieriPaoloCa-stelletti, segretario generale dell'Unione italiana vini, durante la presentazionedeidatiIsmea,Uive Mipaaf nell sede di Ca' del Bosco- e si basano su una raccolta di uve già realizzata del 3o0,%». Il presidente di Uiv Domenico Zonin ha aggiunto che «l'annata meteorologica ci consegna un'uva sana e abbondante e di qualità tra il buono e l'eccellente, pur con tutte le cautele del caso perché al termine della vendemmia manca ancora un mese». Le stime vedono un balzo in avanti a due cifre per pesi massimi come Sicilia ( 2o%), Puglia ( 19%), Veneto ( 13%) e Piemonte ( 10%); perl'EmiliaRomagna"solo"il 9%. FermalaToscanaeinlievearretra-mentola Lombardia (-3%),due regioniche loscorso anno sono risultate in controtendenza rispetto al resto d'Italia. Insomma buone notizie anche peril nostro export (vale il 15% del totale agroalimentare) che nei primi 5 mesi del 2oi5 è cresciuto del 5% a valore (-3% a volume) grazie a un balzo dell'8% di Dop e Igp e un ripiegamento del-l'u%deivinicomuni. Ieri Zonin è tornato a chiedere attenzione al Governo sul t ema dei fondi Ocm vino. «È sbagliato - ha dettoilpresidentediUiv-cheleregioni destinino risorse anche alle aziende che non esportano: c'è bisogno di una revisione del mecca-nismodel3o-o%traStatoeRegio-ni. Nell'ultimo triennio abbiamo buttato via ioo milioni. Ripeto: i soldi vanno dati a chi esporta di più e non a chi produce di più». L'istanza è stata accolta da Massimo Fio-rio, vice presidente della commissione Agricoltura della Camera, il qualehaanchedetto«cheentro3o-4ogiornilacommissionedelibere-rà sul Testo unico del vino». Zonin ha poi annunciato che in ottobre la Uiv presenterà l'Osservatorio del vino (curato da Nomi-sma), «uno strumento indispensabilepermettereapuntolestrategie delle imprese - ha detto Ettore Nicoletto, ad del gruppo Santa Margherita - ma per averlo le imprese devonometteredapartelegelosie. Come succede in Francia e in Spagna».AquestopropositoMaurizio Zanella, presidente del consorzio perlatuteladelFranciacorta,haos-servato che «il mio consorzio disponediunosservatorioalquale42 aziende, pari al 79% della produzione, forniscono regolarmente tuttiidati».

 

Autore: Emanuele Scarci

Fonte: Sole24Ore


Guerra del moscato fra Puglia e Piemonte

ECCEDENZE VINICOLE I produttori regionali: intervenga l’assessore Di Gioia

ALTA TENSIONE L’associazione pugliese, presieduta dall’enologo Calella, minaccia di interessare della questione l’Antitrust. Disfida del Moscato fra Puglia e Piemonte. La questione ruota attorno alle eccedenze di produzione del moscato Docg piemontese (i cosiddetti “superi”). Questa quota non solo fa da calmiere sui prezzi del Moscato a livello nazionale e internazionale, ma di fatto impedisce la vendita del prodotto pugliese verso il Nord. Questo è quanto ribadisce l’associazione dei produttori vitigno moscato di Puglia presieduta dall’enologo Angelo Calella che minacciano di interessare della questione l’Antitrust. I superi, detti anche “riserve vendemmiali”, sono eccedenze in deroga al decreto legislativo di tutela delle denominazioni di origine. Consentendo l’utilizzo della parola varietale “Mo s c at o ” invece di “Mosto generico” nella determina della Regione Piemonte, secondo i pugliesi viene realizzata una distorsione del mercato «in quanto il prodotto viene venduto senza una dequalificazione come invece è previsto dalle norme nazionali di vendita» dice Calella. Infatti i produttori pugliesi di moscato dequalificano il prodotto da Igp a semplice “va r i e t a l e m o s c at o ” e così può uscire dai confini regionali ed essere spumantizzato altrove con la stessa denominazione. Ma in questo caso, i “superi” piemontesi diventerebbe di fatto una barriera commerciale al prodotto Moscato tracciabile negli appositi registri nazionali secondo la Circolare ministeriale n. 11691 del 2 agosto 2013. E la questione delle eccedenze quest’anno potrebbe essere ancora più pesante rispetto a un anno fa. Il Piemonte avrebbe autorizzato il massimo della resa in più permesso, ossia il 20%. E quindi dei 120 quintali ettaro, 100 sarebbero destinati alla Docg Asti e addirittura 20 alle eccedenze rispetto allo scorso anno quando il rapporto su 115 quintali ettaro contro 5 si eccedenze. Una quota, per quest’anno, visibilmente maggiore e che secondo i produttori pugliesi di moscato, metterebbe una pietra tombale sulle loro possibilità di commercio fuori dai confini regionali visto che la maggior parte del prodotto prende proprio la via del Piemonte. I pugliesi chiedono l’intervento diretto nella questione, dell’assessore regionale all’Agricoltura Leo Di Gioia e del presidente della Commissione regionale Agricoltura Donato Pentassuglia affinché la parola Moscato non sia più applicata ai “superi” piemontesi come peraltro dovrebbe essere previsto per legge. «Il rischio – secondo Calella – è sempre quello di avere produzioni di uve di ottima qualità che rischia di essere invenduta dopo avere già sopportato i costi di lavorazione». I produttori pugliesi di moscato, secondo quanto riportato da Calella sono molto preoccupati «da Foggia in giù, passando per Trani e il tarantino e fino alla Valle d’Itria». E per scongiurare il collasso del mercato pugliese del moscato, a metà agosto l’associazione dei produttori di moscato ha inviato due missive in cui si diffidava la Regione Piemonte dal riproporre l’uso della denominazione Moscato ma anche Malvasia nella determina che stabilisce le uve eccedentarie della Docg. E ciò per meglio differenziare la produzione base della Docg dell’Asti spumante da quella eccedentaria che andrebbe quindi indicata in maniera generica come mosti di uva parzialmente fermentata e senza l’indicazione appunto della parola “M o s c at o"

Autore: EUSTACHIO CAZZORLA

Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

 


I nomi delle 17 aziende, in Friuli e fuori Regione, indagate per uso di un esaltatore di aromi

Fonte “Il Piccolo”: ecco i nomi delle 17 aziende, in Friuli e fuori Regione, indagate per uso di un esaltatore di aromi, “elisir” creato dal consulente Ramon Persello, non previsto dai disciplinari di produzione di vini, ma non dannoso per la salute

Aver impiegato un esaltatore di aromi non previsto dal disciplinare di produzione di vini Doc, non dannoso per la salute umana, e che si traduce in frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine. È l’ipotesi del blitz di ieri dei Carabinieri dei Nas su disposizione della Procura di Udine che hanno sottoposto a perquisizione 17 aziende “più o meno blasonate”, riporta il quotidiano “Il Piccolo”, nelle zone del Collio e dei Colli orientali del Friuli, e due delle quali fuori Regione: “Roberto Snidarcig, con la Tiare di Dolegna del Collio, Adriano Gigante dell’omonima azienda di Corno di Rosazzo, Valerio Marinig di Prepotto, Paolo Rodaro di Spessa, Pierpaolo Pecorari di San Lorenzo Isontino, Michele Luisa della Tenuta Luisa di Corona, Anna Muzzolini dell’Azienda Agricola Iole di Prepotto, Roberto Folla dell’Azienda Agricola Cortona di Villa Vicentina, Luca Caporale dell’Azienda Agricola Venchiarezza di Cividale, Federico Stefano Stanig dell’Azienda Agricola Stanig fratelli di Prepotto, Andrea Visintin dell’Azienda Agricola Magnas di Cormons, Cristian Ballaminut, titolare di un’azienda a Terzo d’Aquileia, Cristian Specogna dell’Azienda Agricola Specogna Leonardo di Corno di Rosazzo, Gianni Sgubin della Società Agricola Ferruccio Sgubin di Dolegna del Collio, Filippo Butussi della Valentino Butussi di Corno di Rosazzo, e due tenute fuori Regione, l’Azienda Vinicola Fratelli De Luca di Remo De Luca a Mozzagrogna (Chieti) e la Castel Rio Società Agricola di Ficulle (Terni), amministrata da Valentino Cirulli”.
L’inchiesta della Procura di Udine, spiega il quotidiano “Il Piccolo”, ruota attorno “a Ramon Persello, 39 anni, di Attimis, consulente bioclimatico tra i più noti in Friuli” e “stando alle indagini l’intruglio (la stessa Procura lo definisce un “elisir”) che Persello realizzava in casa con l’aiuto di sua moglie, combinando tra loro il lievito preso dal laboratorio in cui lavora, a Corno di Rosazzo, e un amalgama di altri ingredienti “top secret”, finiva poi per entrare nelle botti di Sauvignon e, in misura minore, anche di Pinot Bianco, di un gruppo di “amici” produttori”. I campioni di vino prelevati dai carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità nelle aziende dovranno ora essere analizzati e rivelare se e con quali sostanze siano stati contraffatti. L’indagine, spiega il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo, secondo quanto riporta ancora il quotidiano “Il Piccolo”, è partita “da alcuni produttori del Sauvignon che seguono fedelmente il disciplinare e che si erano accorti che alcuni competitors esaltavano irregolarmente gli aromi del vino”.
Fonte: “Il Piccolo”

Focus - La presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani: “per qualcuno che non si comporta bene, si mette a rischio l’agroalimentare di qualità del Fvg e del Paese”
“Sono sempre preoccupata quando, per qualcuno che non si comporta bene, si mette a rischio l’agroalimentare di qualità del Fvg e del Paese”, ha detto la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, a Friuli Doc, kermesse enogastronomica, sull’indagine dei Nas. “È un colpo al lavoro fatto da tanti viticoltori onesti, Regione e dai tanti che credono nel loro mestiere e lo fanno con passione, ed è soprattutto un colpo a un Paese che con fatica sta tornando a crescere, come dicono i dati di oggi dell’Inps”.
Fonte: Ansa

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