Ocm, la filiera del vino ( Confagricoltura, Federvini, Unione Italiana Vini, Federdoc, Assoenologi, Cia e Alleanza delle Cooperative) scrive al Ministro Martina: alcune Regioni rendono impossibile investire, dobbiamo superare criticità
“Mentre il Governo raccomanda al settore vitivinicolo di moltiplicare i propri sforzi per aumentare la quota ed export e compensare i minori consumi del mercato interno, alcune Amministrazioni regionali rendono impossibile mettere in atto investimenti nella promozione da realizzare anche con il considerevole diretto intervento finanziario degli operatori coinvolti”: ecco uno dei passaggi della lettera, di cui WineNews è venuta a conoscenza, inviata al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina da Confagricoltura, Federvini, Unione Italiana Vini, Federdoc, Assoenologi, Cia e Alleanza delle Cooperative, dopo le critiche sulle gestione dei fondi Ocm lanciate, nei giorni scorsi, da Italia del Vino Consorzio ed Istituto Grandi Marchi.
Una lettera in cui si sollecita un intervento del Ministero, per risolvere “criticità che hanno superato da tempo le condizioni di tolleranza da parte degli operatori”, e si ribadisce, da un lato, “l’utilità e necessità di tornare a riunire il settore, su strumenti da tempo nominati, per esaminare essenziali cambiamenti sulle modalità di gestione dei programmi di promozione. Migliorie Utili ad evitare che programmi di promozione così importanti ed impegni di investimento degli operatori non trovino sostegni adeguati, alla pari di altri competitor che operano nei paesi dell’Unione per il comparto vinicolo”. A firmare i presidenti delle organizzazioni: da Mario Guidi (Confagricoltura) a Sandro Boscaini (Federvini), da Domenico Zonin (Uiv) a Riccardo Ricci Curbastro (Federdoc), da Riccardo Cotarella (Assoenologi) a Dino Scanavino (Cia-Confederazione Italiana Agricoltori) fino a Giorgio Mercuri (Alleanza delle Cooperative).
Fonte: Winenews
CENSITI I VIVAI Le piantine di vite a portata di click.
Sono oltre 200 milioni (201.318.807) il numero totale di talee di varietà di uva da vino e da tavola, di cui 18.206.040 franche e 183.112.767 innestate. Sono questi i numeri relativi alla produzione delle piantine di vite per la campagna 2015-16 che il Crea ha messo a disposizione sul sito del Mipaaf (http: I /catalogoviti.politicheagricole.it), alla sezione «Area vivaisti». Per quanto riguarda il Registro nazionale sono 376 le varietà di viti che hanno prodotto talee innestate. La medaglia d'oro spetta al Glera con 15.445.261 unità, seguito da Pinot grigio con 11.407.364 e Sangiovese con 10.905.485. Tra le varietà portainnesto si segnalano 140 Ruggeri e 1.103 Paulsen, che hanno dato vita a circa il 77% del totale di talee franche prodotte (rispettivamente 9.640.138 e 4.438.815). Friuli Venezia Giulia (60% del totale), Veneto (15%), Puglia (7%), Sicilia (6%), Piemonte (5%) e T bscana (4%) si confermano le regioni più produttive.+
Fonte: ItaliaOggi
L'imprenditore del vino e presidente dell'istituto accusato dai pm di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza "Fuorilegge l'aumento di capitale finanziato dagli stessi soci".
Nel mirino anche l'ex dg e sei funzionari. II patron delle cantine s'è già dimesso dall'Abi. Sollecitavano i clienti della Banca popolare di Vicenza ad acquistare azioni proprie con i soldi della banca stessa, e la rassicurazione che avrebbero tratto enormi profitti e avrebbero potuto venderle senza nessuna difficoltà (la popolare veneta non è quotata Borsa ), finanziando tosi un quarto circa del suo stesso capitale azionario ( intorno ai 4 miliardi ) e superando i limiti di legge (il compimento di alcune delle predette operazioni sarebbe stato per il tramite dei fondi di investimento Athena e Optimum). L'effetto è stato «l'esercizio dell'attività bancaria, in difetto dei coefficienti patrimoniali prudenziali sospettano gli inquirenti, per un periodo di tempo che va dall'ultimo trimestre del 2012 al 2014. Per queste procedure irregolari la procura di Vicenza ha indagato i vertici dell'istituto: il presidente Gianni Zonin, l'ex direttore generale Samuele Sorato e altri sei dirigenti e funzionari con l'accusa di aggiotaggio e ostacolo alle funzioni della vigilanza. Ieri sono state perquisite le sedi a Vicenza e a Roma, e della controllata Banca Nuova a Palermo. Gli uomini di Gdf, polizia tributaria e valutaria hanno acquisito documenti che ora i magistrati passeranno ai raggi x, oltre a verificare la presunta sovrastima del prezzo delle azioni, che ha provocato proteste e denunce di numerosi soci. Gli inquirenti sottolineano come «l'obbligo del segreto istruttorio deve tutelare ogni portatore di legittimi interessi anche contrapposti tra loro». Gli atti d'indagine sono ritenuti indispensabili - si aggiunge - «nell'ambito della più complessa acquisizione istruttoria, per rendere compiuta la necessaria e doverosa ricerca di elementi probatori documentali, sia nell'accertamento e riscontro degli elementi di fatto sia all'attribuzione delle responsabilità soggettive». L'istituto, in una nota, ha fatto sapere che «c'è piena collaborazione della banca con gli investigatori». Ma pesanti accuse arrivano dai sindacati bancari: «I disastri che alcuni top manager e i vertici della banca hanno perpetrato negli ultimi anni a danno del tessuto sociale di molte regioni e interi territori non possono rimanere impuniti. Da tempo abbiamo denunciato con volantini, comunicati, lettere alla direzione e agli organi di sorveglianza, prassi gestionali e commerciali non conformi. Il nostro timore è che i dipendenti siano gli unici a pagare per gli errori di un cda a dir poco distratto, e di un management che pare avere agito in modo dissennato». L'inchiesta era stata avviata dopo alcune denunce di azionisti che tentavano invano di rivendere le azioni . Come quella di Renato Bertelle, avvocato e possessore di 100 azioni. «L'ultima denuncia l'ho presentata il 4 agosto scorso e altre ne ho in preparazione, perché sono tante le persone che si sono rivolte a me e che hanno investito nella banca tutti i loro risparmi. C'è il caso di un padre che s'è sentito male dopo che la banca ha tagliato del 23% il valore delle azioni».
Autore: Viviano Francesco
Fonte: Repubblica