LItalia rappresenta oltre l80% del valore export generato da questa categoria nellUnione europea ed è leader di mercato nei principali Paesi. Nel 2014 però cè stato uno stop delle vendite, che comunque non ha intaccato i prezzi. Che anzi denotano una costante riqualificazione
Se il giro d’affari globale mosso dai vini frizzanti europei è pari a 422 milioni di euro, per un volume di 2,2 milioni di ettolitri, l’Italia ne rappresenta l’82%, ovvero 344 milioni di euro, e il 75%, pari a 1,6 milioni di ettolitri. Restringendo l’analisi ai soli vini commercializzati all’interno dell’Ue, quindi scambi intracomunitari, il giro d’affari è di 273 milioni, per un volume di circa 1 milione di ettolitri, di cui il 70% afferente a importazioni dall’Italia.
Italia che è quasi monopolista in Germania, Spagna, Austria, Francia, Repubblica Ceca, Finlandia, Paesi Baltici e con quote oscillanti tra 30% e 50% nella stragrande maggioranza degli altri Paesi. Ma non è difficile intuire che siamo a livelli di monopolio anche in Paesi fuori dell’Europa, come la Russia, dove i nostri frizzanti hanno registrato negli ultimi anni un vero e proprio boom.
Questi numeri fanno del nostro Paese un vero e proprio specialista e punto di riferimento per quanto riguarda i vini con le bollicine a 2,5 atmosfere di pressione. Un patrimonio che merita di essere gestito in maniera più che oculata, considerando che vi sono dietro intere economie territoriali: pensiamo ai distretti dei Lambruschi emiliani e mantovani, ai vini frizzanti dell’Oltrepò Pavese e del Monferrato piemontese, ma anche ai frizzanti prodotti in Veneto da uva Glera, targati o meno Prosecco.
Nell’ultimo anno, infatti, la crescita che aveva sorretto i frizzanti italiani all’estero si è presa un momento di pausa: non solo nei volumi, scesi di una decina di milioni di litri, ma il cui calo è iniziato dal 2011 (e qui i milioni di litri persi incominciano a essere 30), ma anche nei valori: dopo il record del 2012, a 356 milioni di euro, riconfermato nel 2013, il valore del venduto all’estero ha segnato una flessione importante, a 344 milioni.
I prezzi hanno tuttavia tenuto il valore conquistato nel 2013, a 2,11 euro per litro di media, segno di un processo di riqualificazione del prodotto e al contempo di un graduale spostamento verso mercati meno price sensitive, come gli Stati Uniti.
Fonte: Uiv
L'ultima frontiera degli studi avviati dal Consorzio di tutela della Docg per difendere i vigneti
Il progetto «Residuo 0» finanziato con il Psr Veneto 2007-13 finalizzato a ridurre i trattamenti Utilizzare un elemento presente in natura, l'ozono, per difendere le viti dagli attacchi dei parassiti. E questa l'ultima frontiera degli studi avviati dal Consorzio di tutela della Docg «Conegliano Valdobbiadene Pro-secco Superiore» in tema di sostenibilità ambientale. Si tratta di «Residuo O», un progetto finanziato nell'ambito del Programma di sviluppo rurale della Regione Veneto 2007-2013, che propone l'utilizzo dell'ozono e dell'acqua ozonizzata ed elettrolizzata in viticoltura come tecniche alternative o di supporto all'utilizzo delle sostanze chimiche tradizionali nella difesa da patogeni nel vigneto, come nelle operazioni di sanificazione in cantina. Nello studio il Consorzio può contare su diverse aziende partner tra le quali tra le quali anche la griffe Bisol. L'obiettivo del progetto è ridurre drasticamente il ricorso ai trattamenti chimici sulle uve a tutto vantaggio dell'ambiente e di chi ci vive. I trattamenti ecocompatibili sono stati sperimentati grazie alla creazione di due diversi prototipi: un macchinario per la produzione di acqua elettrolizzata, sufficiente per la dispersione in campagna secondo le metodologie utilizzate tradizionalmente dalle aziende, e un secondo tipo di strumento, di ridotte dimensioni e quindi trasportabile nei vigneti, in grado di produrre acqua ozonizzata, utile per un lavaggio delle uve con la rimozione dell'inquinante chimico. Il lavoro è frutto di alcuni anni di indagine sull'influenza dell'impiego di questa tecnologia per la difesa della vite. «Il nostro intento - ha spiegato il presidente del Consorzio Docg, Innocente Nardi - è quello di ridurre sempre più l'utilizzo dei prodotti fitosanitari nel comprensorio. Studi come questo evidenziano come la nostra sia una realtà all'avanguardia in tema di sostenibilità ambientale». «Dallo studio - ha aggiunto il tecnico del Consorzio, Filippo Taglietti - emerge come l'applicazione di uno schema di lotta integrato, che includa l'uso di acqua ozonizzata o elettro-lizzata, può determinare una riduzione delle popolazioni fungine e batteriche comparabile a quella determinata dall'uso dei soli trattamenti chimici».
Autore: GIORGIO DELL'OREFICE
Fonte: Sole24Ore
Se luscita di scena, dai giudizi su Bordeaux, del guru dei wine critic Robert Parker, fosse lo stimolo giusto per un indice unitario dei punteggi espressi dai 13 critici più influenti del mondo? AllUniversità di Bordeaux nasce Global Wine Score
L’uscita di scena del più autorevole tra i wine critic, Robert Parker, dai giudizi sull’ultima annata di Bordeaux, che, nonostante il ridimensionamento degli ultimi anni, rimane senza dubbio il territorio di riferimento per amanti e collezionisti di tutto il mondo, lascia un vuoto enorme, che altri critici di talento, dalla Master of Wine Jeannie Cho al successore di Parker, Neal Martin, passando per un’altra Master of Wine di fama internazionale come Jancis Robinson, sono chiamati a colmare.
Ma il passo indietro del guru Parker potrebbe rappresentare lo stimolo giusto per la costruzione di un indice unitario, basato sulla standardizzazione, in centesimi, dei giudizi dei 13 critici del vino più influenti al mondo. Ed è proprio questo il progetto, basato su una rigida formula matematica, a cui puntano Jean-Marie Cardebat e Emmanuel Paroissien dell’Università di Bordeaux. Il risultato è “Global Wine Score” (www.globalwinescore.com), sito gratuito che, per ora, ha messo in fila proprio i giudizi sull’annata 2014 di Bordeaux, incoronando il Premier Cru Classe di Sauternes Château d’Yquem con un punteggio di 97,57, seguito da Château Latour (Pauillac) con 96,77 ed un altro Sauternes, Château Doisy-Daëne, con 96,31.
“Quello che vorremmo fare - spiegano gli economisti dell’Università di Bordeaux - è ridurre l’asimmetria informativa, e quindi aumentare l’efficienza del mercato en primeur”. Ma anche quella dei mercati secondari, se è vero che, a differenza dei modelli esistenti, come quello di “Wine-Searcher” (www.wine-searcher.com), questo garantisce trasparenza assoluta sul modo in cui vengono calcolati i punteggi, aggregando i due sistemi, europeo (perlopiù in ventesimi) ed americano (in centesimi). Fatto il primo passo, adesso arriva il grosso del lavoro, ossia mettere a sistema i giudizi sulle annate passate, a partire ovviamente da Bordeaux ...
Fonte: winenews