Carlo Giovanni Pietrasanta, vignaiolo lombardo dellazienda agricola Pietrasanta nella collina di Milano, a San Colombano, è il nuovo presidente del Movimento Turismo del Vino, eletto oggi a Roma in assemblea. Al suo fianco Serenella Moroder
Carlo Giovanni Pietrasanta nuovo presidente Movimento Turismo del VinoL’enoturismo è una delle più importanti attrattive del Belpaese, capace di coniugare le bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche con i grandi vini di tutta Italia. Anima di questo fenomeno è, senza dubbio, il Movimento del Turismo del Vino (www.movimentoturismovino.it) che, fin dalla sua nascita nel 1993, con iniziative ed eventi come “Cantine Aperte”, “Calici di Stelle” o “Benvenuta Vendemmia”, per citare le più famose, e che coinvolgono ogni anno centinaia di cantine, piazze e territori d’Italia, ha dato un contributo fondamentale a questo fenomeno che, solo nel Belpaese, muove un giro d’affari sui 5 miliardi di euro. Ed oggi, alla guida del Movimento, arriva Carlo Giovanni Pietrasanta, eletto oggi nell’Assemblea Mtv, a Roma. Vignaiolo lombardo, a capo dell’azienda agricola Pietrasanta Vini e Spiriti, nella collina di Milano, a San Colombano, era già presiede il Movimento Turismo del Vino Lombardo, prima associazione regionale costituita nell’aprile 1997, fin dalla sua nascita, e tra i soci fondatori del Movimento Turismo del Vino, Pietrasanta subentra così a Daniela Mastroberardino della cantina campana Terredora, fino ad oggi alla guida del Movimento.
La vicepresidente Mtv Serenella MoroderPietrasanta avrà come vicepresidente Serenella Moroder, alla guida della cantina Moroder nel Conero e già presidente del Movimento Turismo del Vino Marche.
Fonte: Winenews
Il mercato a stelle e strisce è, per molti piccoli produttori di vino, quasi una chimera. Per ridurre questa distanza Unicredit e Confagricoltura regionale hanno organizzato, tra ieri e oggi a Villa Fenaroli a Rezzato, il «B2B Wine Lombardia».
Un'occasione per far incontrare 3o aziende (15 bresciane) con lo importatori-distributori selezionati e invitati appositamente dagli Stati Uniti. Una formula, quella degli incontri individuali, che per chi ha già partecipato a precedenti edizioni, «funziona». Perle aziende che invece si presentano per la prima vola, «è un'occasione per far conoscere la qualità del nostro vino — ha detto Andrea Lorenzi de "Le tenute del Garda" — e per capire come iniziare a muoversi sul territorio americano». Dello stesso avviso Paola Vigna, export manager per la Riva di Franciacorta: «Oltreoceano fanno ancora fatica ad accettare che la qualità ha un costo». Ma non solo. «Il mercato si sta evolvendo e l'America è un mercato particolare. Sono venuti qui a cercare nuovi vini, con meno corposità e più profumi come il nostro Lugana o il chiaretto — ha precisato Alessandro Redaelli De Zinis — ma è difficile scalzare le abitudini consolidate». L'italo americano Giampaolo Dorigo, (importa vino italiano per 125 milioni di euro) vede le cose da un'altra angolazione: «Pochi investimenti in marketing e i consorzi potrebbero giocare un ruolo importante. Ricordiamoci che la Lombardia ha vini unici nel mondo». (r.g.)
fonte: Corriere della Sera Brescia
Al Polo Zanotto studiosi degli atenei veneti hanno spiegato la nuova sinergia Presentati i risultati di progetti che vanno dalla stabilizzazione dei vini spumantati al riutilizzo «energetico» dei resti di cantina Francesca Lorandi Una ricerca per rendere più «stabili» i vini spumantati, un'altra per migliorarne la penetrazione nei mercati esteri, e poi uno studio per trasformare in energia le acque reflue da cantina.
La ricerca universitariasi mette al servizio dell'impresa, per migliorare il business del settore agroalimentare. Con questo obiettivo è stato organizzato nei giorni scorsi, da Regione Veneto e Veneto Innovazione, in collaborazione con Unioncamere del Veneto - Eurosportello Veneto, il convegno «Ricerca e innovazione delle università del Veneto nel comparto vitivinicolo». Sul palco del Polo Zanotto si sono alternati i rappresentanti del mondo della ricerca dei quattro atenei della regione: Mario Pezzotti per Verona, Viviana Ferrario per lo Iuav di Venezia, Cinzia da Ros dell'università Ca' Fosca-ri di Venezia e Vasco Boatto dell'ateneo padovano. In platea, aziende del comparto vitivinicolo interessate a ricerche innovative in grado di apportare benefici al loro business. Unesempiodi quel legame tra università e mondo delle imprese sul quale sempre insiste il rettore dell'ateneo veronese Nicola Sartor. «Gli stessi finanziamenti comunitari», ha sottolineato ieri, «prediligono chi fa ricerca e chi ne utilizza i risultati. Diventa quindi fondamentale rafforzare questo rapporto, anche in una dimensione internazionale». Perché ricerche fatte a Verona possono trovare applicazione all'estero, ma anche viceversa come ha dimostrato Thomas Hofmann dell'università di Monaco che ieri ha illustrato il suo studio grazie al quale ha definito le molecole presenti nel vino e che sono alla base delle sensazioni gustative e olfattive. Materia prima di questo studio è stato l'Amarone di una cantina della Valpolicella, la Tedeschi. «Un bell'esempio di relazione tra università e impresa», lo ha definito Sartor, introducendo alcuni esempi di ricerca applicata al settore vinicolo. «Le nostre attività riguarda- Tra i progetti anche quello per il recupero dei resti delle cantine no l'aspetto enologico, ad esempio con lo studio della stabilità dei vini spumantati, quello economico, e la soste-nibilità, con soluzioni per la difesa intelligente della vite», ha spiegato Boatto nel suo intervento. «Sono ricerche nate dalla domanda delle imprese», ha sottolineato poi. Ed è stata un'azienda a cofinanziare e fornire la materia prima per uno studio dell'università Ca' Foscari, «che ha l'obiettivo di individuare un sistema per produrre energia dai residui da cantina», ha spiegato Cinzia da Ros. Anche il Consorzio del Soave ha intuitole potenzialità di questo legame tra università e impresa, tanto da aver commissionato allo Iuav di Venezia la redazione della candidatura per entrare a far parte del Registro dei paesaggi rurali storici, come ha spiegato Viviana Ferrario dell'ateneo veneziano. Tutti esempi di innovazioni quelli presentati ieri, coordinati dalla Regione Veneto che, nel gestire le risorse comunitarie, «mette in relazioneladomanda delle imprese con la capacità delle università di dare delle risposte», ha sottolineato Antonio Bonaldo, diretto-redellasezione ricerche innovazione della Regione. Ma, nel ricordare i casi di ricerche che hanno incontrato le eccellenze del territorio veronese, Pezzotti ha sottolineato: «Nell'ateneo è indispensabile fare soprattutto ricerca di base, senza la quale non può esserci innovazione».
Fonte: Arena