Oltre 11 milioni di italiani appartengono alla generazione dei Millennials: anagraficamente parliamo dei giovani nati tra gli anni 80 e gli anni 2000. Esigenti, tecnologicamente evoluti, informati e con un buon potere dacquisto.
A dispetto dell’immagine che spesso si ha quando se ne parla (alto tasso di disoccupazione e difficoltà nel trovare la propria indipendenza), i giovani sono un pubblico potenzialmente interessante dal punto di vista economico. Dalla ricerca “Discovering Millennials” realizzata da Nielsen per Yahoo emerge infatti che il 55% dei Millennials vive ancora in casa con i genitori anche se non tutti lo fanno per reali esigenze economiche: il 26% sceglie di rimanere con i genitori per assicurarsi uno tenore di vita più alto, mentre il 17% lo trova più comodo per non occuparsi della gestione della casa. Il 16% vive invece da solo, un altro 16% ha formato una nuova famiglia senza figli e solo il 13% ha uno o più bambini.
Quello della generazione Y è un target difficile da raggiungere per le aziende: la metà degli intervistati dichiara di essere disposta modificare le proprie scelte d’acquisto per approfittare di sconti e promozioni; solo 1 Millennial su 5 esprime la propria fedeltà alla marca. La strada per conquistarli è investire in innovazione e comunicazione: il 79% dichiara infatti che i brand dovrebbero costantemente innovare i propri prodotti e il 49% concorda che la pubblicità sia un aspetto determinante per l’awareness del brand o del prodotto.
Ma quale tipo di pubblicità funziona meglio con questo target? Nonostante internet sia una risorsa fondamentale per gli acquisti dei Millennials – l’81% dichiara che è utile per verificare il prezzo e cercare promozioni e sconti – la TV rimane un mezzo importante da presidiare: i giovani dai 18 ai 34 anni passano ben 4 ore 25 minuti al giorno davanti alla televisione. Inoltre, secondo i dati provenienti dai modelli econometrici Nielsen, oltre il 70% delle vendite generate dagli investimenti pubblicitari deriva dalla TV.
Tuttavia, dal punto di vista della memorabilità degli spot, i dati confermano la difficoltà che i brand sperimentano nel fare breccia su questi giovani consumatori: dalle ricerche Nielsen sull’efficacia della comunicazione televisiva in UK (TV Brand Effect) risulta che solo il 16% di coloro che hanno tra i 21 e i 34 anni anni ricorda il contenuto di uno spot e lo attribuisce correttamente al brand 24 ore dopo essere stato esposto (contro una media a totale popolazione del 30%).
Distinguersi però è possibile: ci sono ingredienti specifici che possono rendere uno spot vincente. Gli elementi creativi, per cominciare. Usare il corretto testimonial e conferire il ritmo giusto alla creatività. Dalla ricerca TV Brand Effect risulta che gli spot più ricordati sono quelli che riescono a raccontare una storia in modo semplice e che riescono a coinvolgere emotivamente gli spettatori.
Naturalmente, il contesto è fondamentale. Alcuni generi e programmi risultano più affini a questo target e favoriscono la memorabilità degli spot: miniserie, istruzione/educazione, talk show e intrattenimento sono i generi che favoriscono l’efficacia con i Millennials.
Può aiutare anche ridurre la lunghezza del video per incrementare il ROI, una volta verificato il suo impatto: emerge infatti dalle ricerche Nielsen sull’efficacia della comunicazione televisiva in UK che spot di 10 secondi hanno un ROI di £0,99, quelli di 20 secondi £0,75 mentre quelli di 30 secondi scendono a£0,58.
In conclusione, coinvolgere efficacemente i Millennials è complesso, ma dotandosi dei giusti strumenti è un’impresa possibile e che può risultare redditizia per le aziende.
A cura di Nina Macali
Fonte: http://www.nielsen.com/it/it/insights/news/2015/tvbe-millennials.html
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Il Consiglio provinciale di Udine vota a maggioranza un Odg, proposto dalla Lega, contro la costituzione della denominazione, ma l'associazione che riunisce le cantine cooperative non ci sta
Il Consiglio provinciale di Udine vota a maggioranza un Odg, proposto dalla Lega, contro la costituzione della Doc interregionale del Pinot grigio, ma Confcooperative Fvg non ci sta. Nella difesa del Pinot grigio friulano, invece, secondo la più importante organizzazione cooperativa della regione, la costituzione della Doc interregionale rappresenta decisamente un’urgenza.
L’Associazione che, con le cantine cooperative aderenti, gestisce oltre il 50% del vino prodotto in regione da 2.300 agricoltori associati, ritiene fondamentale fare massa critica con Veneto e Trentino per tutelare e valorizzare con più forza questo prodotto enoico che, indubbiamente, è di grande qualità (e con la Doc essa viene ulteriormente innalzata). Ma questa non è una prerogativa sufficiente di fronte alle sfide quotidiane del mercato globale (il Pinot grigio si coltiva in tutta Italia e in tutto il mondo) che stanno trascinando il prezzo di questo vino al ribasso (se ne produce molto e dappertutto). Se non si giunge rapidamente a un accordo con i vicini (con pari dignità gestionale), sottolinea Confcooperative Fvg, si corre il rischio di vedere ulteriormente deprezzato il valore del più importante vino regionale, con grave danno economico a centinaia di aziende, singole e associate.
Ma la Doc del Pinot grigio, conclude Confcooperative Fvg, è solo uno dei tasselli di un mosaico più completo nel progetto di valorizzazione dei vini regionali dove trovano importanti spazi la costituzione della Doc Friuli e un’iniziativa forte e concreta per la difesa della Ribolla gialla nostrana.
di Adriano Del Fabro
fonte: Uiv
Lautunno delle aste parte con il botto: da Sothebys, a New York, arrivano numeri da record per lItalia enoica: 18.375 dollari per 12 bottiglie di Sassicaia 1985. Quotazioni importanti anche per Masseto, Ornellaia, Brunello Soldera, Barolo Giacosa
Asta record a New York: 12 bottiglie di Sassicaia 1985 a 18.375 dollariL’autunno delle aste parte con il botto e, dalla vendita all’incanto di Sotheby’s di scena a New York il 26 settembre, arrivano numeri da record per l’Italia del vino: quasi mai un singolo lotto aveva raggiunto un’aggiudicazione di 18.375 dollari, cifra raggiunta da 12 bottiglie di Sassicaia della mitica annata 1985, mentre un altro lotto, identico, ha toccato i 17.150 dollari, entrambi abbondantemente sopra le stime. Restano lontani i 49.000 dollari toccati, sempre a New York, e sempre in un’asta di Sotheby’s, dalla Nabucodonosor di Masseto 2007 della Tenuta dell’Ornellaia, così come i 29 milioni e 500.000 lire raggiunti, nel 2000, da una singola bottiglia di Brunello di Montalcino Biondi Santi Riserva 1891, ma la performance del Sassicaia è davvero sorprendente.
Il bolgherese di Niccolò Incisa della Rocchetta fa bene anche con l’annata 1997, con due lotti da 12 bottiglie, battute a 4.900 dollari, mentre altre 12 bottiglie, ma della vendemmia 1982, hanno raggiunto i 4.288 dollari (www.sothebys.com). E che Bolgheri sia ormai l’alfiere del vino italiane nelle vendite all’incanto lo dimostrano anche i numeri del Masseto, che, con 12 bottiglie dell’annata 1997, ha raggiunto un prezzo di aggiudicazione di 11.638 dollari.
12 bottiglie di un altro super tuscan, il Solaia di Antinori, sempre con l’annata 1997, hanno toccato i 4.655 dollari, mentre, ancora in Toscana, da segnalare le 9 bottiglie del Brunello Case Basse (Soldera) 1993, battute a 3.185 dollari. Bene anche il Piemonte, con l’aggiudicazione della stragrande maggioranza dei tanti lotti di Gaja, ma anche con l’ottima performance di Bruno Giacosa, su cui spiccano le 6 bottiglie di Barbaresco, Santo Stefano di Neive Riserva 1989, a 8.575 dollari.
I top lot, senza grandi sorprese, arrivano come sempre dalla Francia, con tre lotti di Ermitage, Cuvée Cathelin Jean-Louis Chave: in cima le 12 bottiglie dell’annata 1991, battute a 36.750 dollari, seguite dalle 9 bottiglie della stessa annata andate a 34.300 dollari, e dalla Mathusalem del 1998 aggiudicata a 31.850 dollari.
fonte: Winenews