Lo scenario del futuro può essere positivo, ma le criticità legate all’emergenza sanitaria rendono le previsioni incerte o nebulose. La prospettiva comune di una viticoltura compatibile a livelli ambientali e economici deve fare i conti con le questioni concrete del lavoro e del reddito degli operatori, unico vero motore del sistema produttivo. «Siamo contenti che stia crescendo l’attenzione della politicanei riguardi del comparto agricolo e vitivinicolo, come dimostrano leultimeproposte di legge e le implicazioni del Pnrr –dichiara Filippo Mobrici,Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato–Ora ci aspettiamo azioni concrete e un ascolto più continuativoda parte di tutte le istituzioni».
Da unarecente nota pubblicata da Coldiretti, l’agricoltura italiana balza ai primi posti europei in materia di green e sostenibilità,alveo nel quale si colloca il progetto Noviagrivoluto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, dedicato alla realizzazione di un macchinario per la viticoltura mirato a limitare la dispersione di prodotto fitosanitario nell’ambiente.«La sostenibilità dev’essere certamente ecologica e industriale, ma anche economica e del lavoro –continuaMobrici –Il nostro comparto di riferimento, così centrale per l’economia italiana, deve assicurare prima di tutto il giusto reddito ai suoi lavoratori attraverso interventi politici che valorizzino l’eccellenza delle nostre produzioni e, per questo stesso motivo, disincentivino il lavoro nero».
Diffusain queste settimane lanota di Confagricolturache evidenzia il crescente ritornoal lavoro nei campi e in vigna, fra giovani e meno giovani costretti a nuove occupazioni dopo la chiusura delle attività, spesso in altri settori. Una questione che apre nuovi scenari anche nel mercato immobiliare relativo alle zone rurali, per molto tempo paralizzato a vantaggio dell’urbanizzazione:«Da tempo, nel Monferrato, registriamo un incremento dell’imprenditoria giovanile legata al vino. Un altro punto al quale dobbiamo guardare con fiducia»aggiunge Mobrici.
Tutto questo in linea con le dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli a proposito dello strumentoPiù impresa,pensatoper favorire, su tutto il territorio nazionale,le operazioni di subentro e di sviluppo delleaziende a conduzione giovanilein ambito agricolo.Ma il ritorno in campagna dev’essere anche ospitalità: in Monferrato èdi questi giorni la notizia sul progetto enoturistico nei territori del Ruchè di Castagnole Monferrato Docg; il turismo può infatti tornare a rappresentare il risvolto economico più stimolante per molte aree a trazione vinicola. «Il Consorzio è felice di appoggiare un progetto innovativo come questo, che dimostra il dinamismo di una realtà in continua ascesa come quella del Ruchè–afferma ancora Mobrici –Ben vengano iniziative simili che coinvolgono i produttori in prima persona con l’obiettivo di creare un modello di promozione virtuoso che, magari, potrà essere un modello anche per altri territori».
Con oltre 66 milioni di bottiglie e più di 11 mila ettari vitati, pari a circa il 30% della superficie a Doc e Docg del Piemonte, il Consorzio tutela 13 denominazioni, 4 Docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e TerreAlfieri) e 9 Doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte).