La freschezza della giovinezza o la profondità della maturità? A prevalere, nel vino, è sempre la piacevolezza che sta nel “giusto” affinamento, scandita dalla clessidra del gusto. Il vino è una sfida con e non contro il tempo. Variabile che affianca il palato regalando mille emozioni. Se degustare una vecchia annata regala emozioni e risveglia ricordi, assaporare un vino sbarazzino dona quel brio che solo la giovinezza sa sprigionare. Perché con un calice in mano, per dirla alla Pavese, “non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”.

Una teoria sostenuta anche da Carlo Alberto Sagna, manager millennial dell’omonima azienda piemontese di famiglia, storico e prestigioso distributore di vino (quasi 40 milioni di fatturato nel 2023), di cui è direttore commerciale. Che ruolo ha il tempo oggi nell’affinamento del vino? “In una fase storica in cui nel calice prevale l’interesse verso i bianchi freschi e semplici, ma non per questo banali, ci sarà sempre una parte di mercato appassionata di vecchie annate e lunghi affinamenti. Pensiamo ai rossi Penfolds, che necessitano di almeno 20 anni prima di dare il meglio: avranno sempre i loro estimatori. E che dire dei vini spagnoli di Marqués de Murrieta? Si va dalla piacevolezza immediata della Rioja Reserva al Castillo Ygay per cui vale la pena aspettare almeno dieci anni”.

Francia e Italia dominano il mercato del vino, ma Oltralpe vincono in valore e nei Paesi-chiave

Francia e Italia sono i leader mondiali del vino, ma la “sfida”, se inquadrata in determinati parametri, è un derby competitivo. La Francia detiene il primato assoluto dell’export vinicolo, con un valore di 11,9 miliardi di euro, nonostante una flessione del 3% sul 2022. Segue l’Italia con 7,7 miliardi di euro (-0,8%), la Spagna con 2,9 miliardi (-3,2%), il Cile con 1,4 miliardi (-22,4%) e l’Australia con 1,2 miliardi di euro (-10% rispetto al 2022).

La Francia domina in 51 Paesi, mentre l’Italia la segue a breve distanza con 46 mercati in suo favore. La discrasia tra Francia e Italia deriva, innanzitutto, da una sostanziale differenza nel prezzo medio del vino esportato: nel caso dei vini fermi imbottigliati, la Francia esprime un valore di 7,81 euro/litro contro i 4,38 euro/litro dei vini italiani. Ma c’è anche un divario nella leadership nei mercati più profittevoli: la Francia domina in quelli chiave come Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Giappone e Svizzera, mentre l’Italia si afferma soprattutto nell’Europa orientale.

In Italia, quali sono i trend e le aree da tenere sott’occhio?

“L’Italia e la Francia sui rossi hanno un livello pari, ma sui bianchi, che sono i vini più richiesti del momento, nel nostro Paese c’è un grande potenziale non sfruttato e un notevole margine di crescita: possiamo attingere da un ampio bacino. Tutto il mercato oggi è attento alla freschezza dei vini. In generale, c’è un grande interesse per bianchi e rosati, un tempo valutati meno intriganti dei rossi, e sta emergendo anche una certa ricerca di gradazioni inferiori, soprattutto nei vini da consumo.

Noi siamo avvantaggiati perché Sagna da sempre ha un catalogo ricco di grandi bianchi. In Italia vedo un potenziale nei bianchi dell’Etna per fare grandi cose nel tempo, c’è un rispolvero del Friuli, interessanti anche il Fiano campano e il Verdicchio marchigiano. Con Sagna abbiamo un bel riscontro anche nei bianchi della Valle d’Aosta, anche se in piccole quantità”.

Vino italiano, export a +9,5% in valore e +8,2% in volume nei primi 2 mesi 2024 (sul 2023)

Resta nettamente in positivo, almeno nei primi due mesi 2024, la performance delle esportazioni di vino italiano, che, a livello globale, hanno toccato 1,14 miliardi di euro, a +9,5% sullo stesso periodo 2023, per 297,6 milioni di litri, a +8,2%. Sono in terreno positivo gli Stati Uniti, a +5,9%, per 278,5 milioni di euro, così come la Germania, a +3%, per 174,8 milioni di euro, e soprattutto il Regno Unito, che continua a crescere di oltre il +20%, per 108,8 milioni di euro. Impressiona la Russia, a +120%, per 47 milioni di euro, che supera di slancio la Francia, pur in crescita del 4%, a 40,4 milioni di euro. Molto bene i Paesi Bassi, a +15,5%, per 37,1 milioni di euro, e si mantiene in terreno positivo anche il Belgio, a +2,7%, per 35,2 milioni di euro.

Guardando al Nord Europa, lascia qualcosa sul terreno la Svezia, con un -1,8%, a +30,3 milioni di euro. Ad Oriente, continua a crescere in maniera robusta il Giappone, a +11% per 28,7 milioni di euro, e continua a dare segnali positivi la Cina, a +43% per 12,8 milioni di euro.

“Cantina Italia”, scorte di vino in calo, ma ancora elevate, ad aprile 2024

Le cantine italiane iniziano a pensare a fare spazio alla vendemmia 2024, che entrerà nel vivo tra 3-4 mesi. Al 30 aprile 2024, le scorte sono ancora abbondanti: 49,9 milioni di ettolitri di vino, -11,8% sulla stessa data 2023, a cui aggiungere 4,1 milioni di ettolitri di mosti (-27,9%) e 64.000 ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (-9,6%). La maggior parte del vino (59,2%) è detenuto nelle Regioni del Nord, con il Veneto in testa (13 milioni di ettolitri).

Il 55,6% del vino detenuto è Dop, il 25,7% è Igp, mentre i vini varietali costituiscono appena l’1,3% del totale, con il 17,4% rappresentato da altri vini. Resta anche la concentrazione dei vini Dop e Igp, con 20 denominazioni su 529 che valgono il 58,3% del totale delle giacenze, Prosecco Doc in testa, con oltre 5 milioni di ettolitri, il 12% del totale.

Conclusioni

Questa settimana si evidenzia il potenziale non sfruttato dei vini bianchi italiani, che potrebbero competere con i francesi. Nonostante la leadership francese in valore, l'Italia continua a mantenere una forte presenza nei mercati globali. I dati sull'export sono incoraggianti e segnalano una crescita costante, anche se è ancora troppo presto per dire se questa tendenza positiva si manterrà nel lungo termine. Le cantine italiane, nel frattempo, si preparano per la prossima vendemmia, con scorte ancora abbondanti ma in calo rispetto all'anno precedente.

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25/05/2024
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