E’ una storia di famiglia, o meglio di due famiglie! E tre generazioni… questa piccola storia del vino che nasce con pochissimi ettari, all'incirca dieci, riusciti a comprare nel 1967 in una Toscana appena uscita dalla mezzadria con pochi risparmi da due ragazzi ventenni, conosciutisi e diventati amici proprio davanti ad un calice di vino.
Rosso ovviamente, vitigno Sangiovese. E rimasti legati da un'amicizia indissolubile che attraversa anche le loro famiglie, e da tanti altri vini, MUST delle denominazioni d'origine toscane, così come supertuscan e altro.
Piccola storia, ma neanche tanto piccola, e grandi vini.
Più di 50 anni fa, da due amici ventenni, uno veneto, Giovanni Carlo Sacchet, uno pugliese, Antonio Mario Zaccheo, il veneto appena diplomato enologo a Conegliano, il pugliese da sempre una famiglia in agricoltura, si incontrarono mettendo in comune un sogno oltre che la passione per la Toscana e per fare vino.
Erano i tempi del Chianti nel fiasco e loro invece avevano l’ambizione di fare un grande sangiovese iniziando dal Chianti Classico. E ci riuscirono.
Ma non solo, cominciarono col Chianti Classico ma non si fermarono: volevano produrre le tre denominazioni più importanti della regione, così dopo il Chianti Classico inziarono a produrre il Vino Nobile di Montepulciano e poi il Brunello di Montalcino.
Ora sono ancora le stesse due famiglie amiche, i loro figli, nipoti, con ben 200 ettari vitati per oltre 500 km complessivi di filari, coltivati in maniera sostenibile e neutrale all'impronta del carbonio.
Cinque tenute nei luoghi topici della Toscana, i più belli in assoluto: da Montepulciano a Montalcino, dal Chianti Classico alla Maremma. E un export che anche in epoca Covid ha tenuto con più di 70 Paesi nel mondo con vini divenuti icona delle più prestigiose DOCG della Toscana e sempre pluripremiati.
Innovatori per vocazione, Sacchet e Zaccheo, insieme alle nuove generazioni, Caterina Sacchet, enologa, Elisabetta Sacchet, Francesca Zaccheo e Antonio Michael Zaccheo, con Anton Robert, appena ventenne e appena entrato in azienda, hanno continuato a sperimentare, nel rispetto dei grandi valori storici della Toscana e di una qualità mantenuta su standard molto elevati, con l'obiettivo di tutelare l'essenza dei vini e l'ambiente di cui sono espressione e identità.
Carisma, stile, grande continuità qualitativa, attenzione rigorosa per l'eccellenza, riconoscimenti internazionali prestigiosi da scoprire sul territorio, nei vigneti delle 5 Tenute nei territori più vocati della Toscana, continuano a convincere.
In degustazione e non solo se è vero che ci sono tutti requisiti per la quotazione in Borsa: affidabilità, solidità, forza del marchio, capacità di dare valore.
Ecco perché Carpineto è salita sul podio classificandosi al secondo posto (dopo Sassicaia e prima di Berlucchi) de Le QUOTABILI 20 di Pambianco, 15° ed. del Premio andata in onda via web da Palazzo Mezzanotte sede della Borsa Italiana che quest'anno per la prima volta ha introdotto la categoria WINE e la sezione "Small Cap" (aziende con fatturati inferiori ai 50 milioni di euro).
La classifica, che viene poi pubblicata, è compilata annualmente da Pambianco prendendo in esame i bilanci delle aziende non quotate dei settori di riferimento e ordinandole in un ranking secondo il modello di valutazione della quotabilità sulla base di 8 parametri: crescita % (2019-18-17), ebitda % medio (2019-18-17), notorietà del marchio, dimensione, export, controllo della distribuzione, indebitamentoe fascia di mercato (alta, media, bassa).
"Una classifica e una pubblicazione che - come sottolinea David Pambianco, Ceo di Pambianco Strategie di Impresa - è considerata un punto di riferimento importante per gli operatori dei settori analizzati. Quest’anno, inoltre, abbiamo voluto ampliare la ricerca andando ad analizzare anche le small cap, raccolte in ranking dedicati. Questa innovazione vuole ulteriormente valorizzare la capacità del nostro Paese di dare spazio anche a aziende che, seppur piccole in termini dimensionali, sanno esprimere eccellenza e carattere" .