Al convegno “90 anni di vita dell’Isv/Cra-Vit di Conegliano (1923 – 2013)": si è fatto il punto sulla viticoltura italiana e le sue prospettive, in particolare per la "Valorizzazione dei principali vitigni autoctoni italiani e dei loro terroir"


Viticoltura italiana: prospettive e propositi

Il convegno “90 anni di vita dell’Isv/Cra-Vit di Conegliano (1923 – 2013)" è stato un’occasione importante per fare il punto sull’evoluzione della ricerca scientifica in viticoltura e sulle sue prospettive: ampelografia, miglioramento genetico, difesa dai parassiti e studio del legame vino-territorio.

La vitivinicoltura italiana – ha affermato Giuseppe Alonzo, il presidente del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura - ha compiuto nell’ultimo secolo progressi enormi in termini economici, ambientali e sociali, vincendo sul mercato grazie a quei fattori unici che la rendono parte della nostra identità storico culturale: dalla notevole diversità pedo-climatica, alla ineguagliabile ricchezza varietale, al savoir faire affinatosi nel tempo. Guardando al futuro, però, deve continuare ad essere vincente, puntando ancora di più sull’eccellenza e sull’export".

Nell'occasione Domenico Zonin, presidente dell'Unione italiana vini (Uiv), ha posto l’accento sulla ricerca: “La nostra organizzazione è motivata a coordinarsi con le istituzioni, in primis con i centri di ricerca nazionali di eccellenza ed il Cra, per definire i bisogni importanti ed urgenti delle aziende vitivinicole e trovare le soluzioni in materia di ricerca applicata in viticultura ed enologia. Uiv si propone, coerentemente con il proprio ruolo, come coordinatore e collettore di vari attori che possono attivamente rilanciare la ricerca in un settore così importante come quello vitivinicolo”.


Dal dire al fare: il passaporto genetico per "Valorizzazione dei principali vitigni autoctoni italiani e dei loro terroir"

Il convegno è stata occarione per presentare i risultati del progetto di ricerca “Valorizzazione dei principali vitigni autoctoni italiani e dei loro terroir (Vigneto)”, finanziato dal Mipaaf e coordinato dal Cra-Vit di Conegliano con la collaborazione del Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica (Cra-Gpg), l'Istituto di genomica applicata (Iga) di Udine, le Università di Udine, Verona e Milano e la Scuola superiore di studi S. Anna di Pisa.

Questa iniziativa vuole redigere un vero e proprio passaporto genetico dei principali vitigni autoctoni italiani.

''Dalle nostre analisi - dicono i ricercatori - si conferma l'elevata diversità di vitigni autoctoni italiani e conseguentemente la grande variabilità di vini che possono essere prodotti. Si tratta di uno dei fattori determinanti per il successo commerciale dei nostri vini, soprattutto all'estero. E questo è il primo passo per difendere e valorizzare lo straordinario patrimonio viticolo nazionale".

Altre interessanti applicazioni del progetto sui vitigni autoctoni saranno:

- Conoscere la composizione dettagliata delle uve alla raccolta, in modo da ottimizzare la tecnica enologica, esaltando al massimo le peculiarità organolettiche dei diversi vitigni. Questo permetterà una miglior qualità ed in più una spiccata connotazione.

- Conoscere l’espressione genica sia nelle fasi principali dello sviluppo vegetativo della pianta permette di gestire al meglio le tecniche colturali, in rapporto alle variabili ambientali.

- Capire il grado di adattamento dei vitigni ai vari terroir, per poter ottimizzare la loro espressione qualitativa in diversi ambienti.

 


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11/12/2013
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